“CHIERI, L’ALTERNATIVA POSSIBILE”

ELEZIONI 2019      17 Aprile, 2019

 

IDEE, PROPOSTE E PERCORSI                                                                                

IL LAVORO VERO                                                                                                        

L’AMBIENTE, IL TERRITORIO E I BENI COMUNI                                                      

IL SOCIALE E I DIRITTI                                                                                               

LA CASA                                                                                                                      

LA DEMOCRAZIA E LA PARTECIPAZIONE                                                               

 

Idee, proposte, percorsi

Chi vive e lavora nelle nostre città si rende conto del lento, ma inesorabile abbandono delle politiche sociali, culturali e ambientali da parte dell’amministrazione uscente. A questo si sommano la crisi dell’occupazione e la precarietà del lavoro. Né è possibile chiudere gli occhi davanti alla riduzione dei servizi, il frutto più amaro di quelle politiche di austerità introdotte in Europa e in Italia per salvare banche e speculazione finanziaria, che producono l’impoverimento di un numero sempre maggiore di cittadine e cittadini.

Questo scenario genera sfiducia, malessere, incertezza, paura; una dinamica che indebolisce sempre di più il tessuto urbano e contribuisce a peggiorare la qualità della vita. Non aiuta una politica amministrativa sempre più chiusa in sé stessa, sorda all’ascolto dei bisogni diffusi, alla sofferenza, ma anche ai tanti fermenti economici, sociali e culturali che cercano di affacciarsi e di contribuire alla vita della nostra città.

Vogliamo una città democratica e partecipata, accogliente e includente, laica e giusta, sostenibile e generosa, culturalmente aperta e creativa, che non lasci svuotare di senso le istituzioni democratiche.

Una Chieri dove a decidere non siano le clientele e i grandi interessi immobiliari o i piccoli interessi di bottega, ma i quartieri, le comunità e chi ci vive davvero.

Guardiamo al futuro assumendo come prospettiva privilegiata quella di coloro che più sono a rischio di esclusione sociale (migranti, bambini, precari, disoccupati, sfrattati, cassaintegrati, studenti e anziani), per trasformare la città in un luogo di incontro tra culture diverse, per offrire quelle risposte alla crisi che, chi ha governato Chieri in questi anni, non ha saputo o voluto dare.

Con questo programma ci proponiamo un’altra città in cui si pone la cooperazione, la solidarietà, la democrazia dal basso e un rinnovato welfare municipale come principi fondanti di un nuovo “comune sociale”.

La tutela del diritto del lavoro, di cittadinanza e la difesa della giustizia sociale, una battaglia per i beni comuni che riparta dall’applicazione dei risultati del referendum sull’acqua pubblica e si estenda alla lotta al consumo del territorio, ai grandi interessi immobiliari e finanziari, l’opposizione alla mercificazione dell’ambiente, la promozione di una cultura della pace, non sono solo slogan, ma vogliamo che diventino pratiche quotidiane anche dell’amministrazione comunale.

In sintesi siamo:

  • Per il lavoro “buono”, basta col lavoro precario
  • Per dire stop al consumo di territorio, per un nuovo Piano Regolatore tendente alla “crescita zero”.
  • Per i diritti sociali: lavoro, reddito, casa, istruzione, salute, autodeterminazione e consapevolezza delle donne
  • Per i beni comuni. Devono restare pubblici e non essere merce di mercato da privatizzare.
  • Per il dire No alle grandi o piccole opere inutili, tangenziale Est in testa.
  • Per la democrazia diretta e la partecipazione dei cittadini
  • Per un’offerta di servizi che vada incontro alle esigenze principalmente dei chieresi in difficoltà a causa della crisi, con particolare attenzione alle questioni del lavoro, del reddito, della casa, dell’istruzione, della cultura e della salute.
  • Per riflettere sull’utilità sociale della produzione, i nostri modi di consumo, i nostri bisogni reali, la finalità dei nostri prodotti e il loro modo di produzione per nuovo progetto di società alternativo al capitalismo
  • Per dare importanza primaria allo studio e alla formazione, stabilizzazione del lavoro precario e creazione di lavoro che vada nel senso di una conversione ecologica e della sostenibilità e di uno stretto rapporto con il territorio (agricoltura, artigianato, turismo)
  • Per la salvaguardia e valorizzazione del territorio e dell'ambiente avente come obiettivo una migliore qualità di vita di tutti i cittadini
  • Per ribadire l’antifascismo come valore fondante contro ogni forma di razzismo, di violenza e autoritarismo e per l'educazione alla pace.

 

IL LAVORO VERO

In primo luogo l’azione amministrativa deve orientarsi verso l’asse della ricostruzione delle opportunità di lavoro e di un lavoro qualificante e non precario, imperniando tutte le scelte dell’amministrazione in questa direzione.

Vogliamo difendere i diritti dei Soci Lavoratori delle Cooperative sociali, contro la pratica degli appalti al ribasso.

Sta al Comune, nel redigere i capitolati d'appalto, prevedere clausole di salvaguardia della qualità del servizio (offerta economicamente più vantaggiosa che da più peso percentuale alla qualità rispetto al prezzo) e clausole sociali di tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di Cooperativa che troppo spesso si vedono costretti a passare di Cooperativa in Cooperativa nel medesimo servizio peggiorando la propria condizione.

Proponiamo l’inserimento negli appalti e nei bandi di gara, di clausole sociali volte al rispetto dei contratti collettivi nazionali e a evitare che l’abbattimento dei costi, come è stato fino ad oggi, coincida con l’abbattimento dei salari e dei diritti. La qualità dei servizi pubblici alla cittadinanza deriva anche dalla qualità del lavoro degli operatori.

L’amministrazione comunale deve contrastare il ricorso ai rapporti di lavoro atipici, attraverso la creazione di un albo per le imprese virtuose che assumono solo con contratti a tempo indeterminato

Questi criteri implicano un miglioramento della qualità dei servizi erogati e delle condizioni di lavoro, innescando circoli virtuosi nella filiera locale. Per questo il Comune deve proporsi come primo consumatore critico, innanzitutto attraverso la regolamentazione di questi criteri nei consumi diretti della pubblica amministrazione, ma anche nella produzione di beni e servizi dati in gestione ad altri soggetti.

Si devono sviluppare interventi di politica industriale che privilegino i settori della ricerca applicata, dell'innovazione tecnologica, del risparmio energetico e delle energie alternative, con la finalità di creare occupazione tutelata per i giovani.

In quest’ottica la scuola e l'università rappresentano un asse importante delle politiche pubbliche. Nei processi di innovazione, l'università pubblica è fondamentale in quanto in grado di agire sulla ricerca di base, oltre a dare sostegno alla ricerca applicata. Le risorse pubbliche, tra cui i fondi europei, devono essere funzionali alla costruzione di poli di innovazione e piattaforme tecnologiche.

Il lavoro è un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana. Per tale ragione è necessario rinominare l’Assessorato alle Attività Produttive in Assessorato al Lavor

Ruolo dell’Assessore al Lavoro

L’Assessore al Lavoro svolgerà un compito fondamentale NELL’INDIVIDUARE LE RISORSE ECONOMICHE che tutelino i lavoratori, con lo scopo di affrontare le crisi che investono i diversi settori lavorativi del territorio chierese.

L’Assessore al Lavoro coordinandosi con l’Ispettorato del Lavoro individuerà una efficace linea di intervento NELL’ARGINARE TUTTI I FENOMENI LEGATI AL LAVORO NERO, presente in modo massiccio ed evidente sul nostro territorio specialmente in alcuni settori, denunciando puntualmente gli abusi all’ispettorato del lavoro. Particolare attenzione sarà posta sui giovani alla ricerca di un primo impiego, adulti espulsi precocemente dai luoghi di lavoro, immigrati usati per lavori degradanti e non ultimi i portatori di diverse abilità spesso segregati in unità per handicappati, in quanto persone su cui si concentra maggiormente la precarizzazione, lo sfruttamento e l’emarginazione dal lavoro del lavoratore in nero.

L’Assessore al Lavoro coordinandosi con l’ASL competente individuerà una efficace linea di verifica del RISPETTO DELLE NORME DI SICUREZZA ALL’INTERNO DEI LUOGHI DI LAVORO nonché l’applicazione delle leggi in materia di sicurezza. In modo tale che il luogo di lavoro non debba divenire nei casi più gravi un luogo di morte; troppi e ingiustificati sono ancora gli incidenti sui luoghi di lavoro. In caso di gravi infortuni sul lavoro il Comune di Chieri si farà promotore di azioni giudiziarie in favore delle vittime e si costituirà parte civile.

Di particolare importanza per L’ Assessorato al Lavoro sarà il supporto e la promozione delle attività storiche e di vocazione del chierese, quali il settore tessile, le attività grafiche, quelle artigianali, commerciali e agricole, le quali dovranno fare proprio il Decalogo per il Lavoro Vero.

  • Siamo convinti che il lavoro, nella vita delle persone, non sia solo una questione essenzialmente economica o che debba essere un episodio doloroso, pertanto creeremo un OSSERVATORIO PERMANENTE DEL LAVORO sul mondo del lavoro nel chierese. I primi punti in agenda per l’attività di indagine dell’Osservatorio Permanente del Lavoro saranno: una ricerca sulla mobilità fisica dei lavoratori conseguente alle crisi cui sono soggette le attività lavorative del territorio; una ricerca sul clima e particolarmente sui fenomeni di mobbing nei luoghi di lavoro.

L’Assessorato al Lavoro si proporrà di migliorare le condizioni generali dei lavoratori attraverso la PROMOZIONE ED IL FINANZIAMENTO DI SERVIZI INTERAZIENDALI come mense comuni, trasporti pubblici e dopolavoro, là dove le aziende di piccole e medie dimensioni non lo consentono.

Politiche lavorative del Comune

Noi pensiamo che il lavoro sia una parte importante della vita di ciascuna persona, pertanto cercheremo di attivare ogni strumento che ci possa consentire di arrivare alla PIENA OCCUPAZIONE PUR MANTENENDO UNA ALTA QUALITÀ DEL LAVORO e delle relazioni ambientali, sociali ad esso connesse.

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti comunali ci impegneremo a utilizzare le risorse interne ovunque sia possibile prima di affidare dei lavori all’esterno, garantendo a tutti i dipendenti comunali un lavoro di qualità, come previsto dal DECALOGO DEL LAVORO VERO.

A tale proposito, l’Assessorato al Lavoro assicurerà ai dipendenti una formazione permanente, condizione fondamentale per la crescita personale e professionale del lavoratore, per offrire un migliore servizio alla cittadinanza.

Con le finanziarie degli ultimi anni (indipendentemente dalla coalizione di governo) si sono imposti tagli e sacrifici per tutti gli enti locali e particolarmente per i Comuni. Uno degli oneri più pesanti è il blocco delle assunzioni per i dipendenti comunali che impone di esternalizzare delle funzioni che prima potevano essere svolte dal comune stesso assumendo personale. Per far fronte a questa imposizione l’Assessorato al Lavoro si impegnerà, nelle forme previste dalla legge, ad INCREMENTARE L’OCCUPAZIONE ATTRAVERSO AZIENDE DI PROPRIETÀ COMUNALE.

Inoltre, l’Assessorato al Lavoro si impegnerà in una costante attività di controllo e di monitoraggio delle attività affidate a terzi, specialmente per quanto riguarda la qualità del lavoro. Nell’assegnare incarichi ed attività a ditte esterne, l’Assessorato al Lavoro non si baserà esclusivamente su criteri di convenienza e di abbattimento dei costi, ma pretenderà dalle imprese in questione degli standard di qualità tanto per il servizio, quanto per le condizioni dei lavoratori, seguendo i criteri dettati dal DECALOGO DEL LAVORO VERO. Si impegna inoltre a pretendere che in tutti gli appalti municipali i lavoratori adoperati siano assunti con contratti di lavoro indicati nel bando di appalto, per evitare che gli eventuali appalti al ribasso ricadano sulle spalle dei lavoratori.

 

Decalogo del lavoro vero

Il decalogo si prefigge lo scopo di indicare solo alcuni degli innumerevoli importanti aspetti che dovrebbe avere IL LAVORO VERO. Perciò la scelta di tali elementi non è esaustiva, ma ugualmente ci può aiutare a riflette su ciò che troppe spesso diamo come ovvio.

IL LAVORO VERO

  1. VALORIZZA IL LAVORATORE
  2. RISPETTA LA DIGNITÀ E I BISOGNI DELLA PERSONA
  3. È A TEMPO INDETERMINATO
  4. È INQUADRATO SUI DIRITTI
  5. HA SALARI DIGNITOSI
  6. È DI 35 ORE SETTIMANALI
  7. È FORMAZIONE PERMANENTE
  8. TUTELA LA SALUTE DEL LAVORATORE
  9. RISPETTA L’AMBIENTE
  10. SI FONDA SULLA SOLIDARIETÀ

 

L’AMBIENTE, IL TERRITORIO E I BENI COMUNI

La città che vogliamo è sinonimo di “comunità”, “collettività” riteniamo quindi giusto che sia compito dei cittadini dare con la democrazia partecipata i giusti indirizzi per la salvaguardia dell’ambiente e per un nuovo modello di sviluppo del territorio.

Dopo anni di scempio e di sfruttamento devastante dobbiamo dire basta all’edificazione, alla cementificazione e al consumo del suolo; il peggioramento della qualità dell’ambiente e della vita fa sì che il concetto di “sviluppo sostenibile” non sia più adatto.

Con tale termine si dovrebbero conciliare le tre istanze di sviluppo, aumento del benessere e tutela degli ecosistemi. Ogni ulteriore “crescita”, che significa aumento delle quantità prodotte, inficia necessariamente la contemporanea presenza delle altre due.

La crisi economico-sociale della società capitalista e del suo modello di sviluppo è sotto gli occhi di tutti; l’unico sviluppo proponibile è quello che sinteticamente si può riassumere nel programma delle 6R (carta dei consumi e stili di vita- forum ONG- Rio de Janeiro 1992): rivalutare, ricostruire, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.

Per Chieri, questo vuole dire: progettare un nuovo piano regolatore a crescita ‘zero’.
Non più nuovi edifici, non più metri cubi da edificare (escludendo l’edilizia popolare), ma privilegiare il recupero delle aree dimesse all’interno della città, incentivare la messa in affitto degli alloggi inutilizzati, abbassare drasticamente gli indici di cubatura delle zone di completamento, sostenere provvedimenti di adozione di soluzioni di bioedilizia che portino alla riduzione del consumo energetico e all’utilizzo di fonti rinnovabili.

Il territorio di Chieri presenta due tipi di paesaggio: urbano (la città) e rurale (modificato storicamente dalla presenza dell’uomo ma costituito da ecosistemi che dipendono dai ritmi naturali delle stagioni e dal flusso energetico solare).

La città è un “ecosistema urbano”, in quanto mette in relazione diverse componenti: organismi viventi (uomini, animali, vegetali), clima, microclima, caratteristiche chimiche – fisiche dell’aria, dell’acqua e del suolo. Perché un ecosistema possa essere considerato salubre o equilibrato bisogna agire su diversi fattori, adottare stili di vita più sostenibili, cambiare il modello di mobilità. Per migliorare la qualità della vita urbana in senso concreto bisogna migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua, ridurre l’inquinamento acustico ed elettromagnetico, migliorare la qualità dell’ambiente urbano.

Il comune di Chieri nei prossimi 5 anni dovrà diventare libero dall’amianto, essere cioè un comune “AMIANTO FREE”. Questo pericoloso materiale dovrà essere rimosso dagli edifici pubblici e privati, per venire incontro ai costi necessari allo smaltimento sicuro, il municipio istituirà dei finanziamenti a tassi d’ inflazione reale per coprire i costi sostenuti.

Siamo contrari a nuovi capannoni industriali, a faraonici piani territoriali di sviluppo, grandi strade e tangenziali, inceneritori, alta velocità, nuovo cemento ed edilizia speculativa, non servono grandi opere che sono inutili, dannose e costose, pagate da tutti noi per il solo beneficio di pochi e dei grandi costruttori.

Vogliamo difendere e salvare le nostre colline dal degrado di cementificazioni selvagge, dagli avvelenamenti da inquinanti irreversibili come quelli che saranno generati dal traffico pesante della progettata tangenziale Est di Torino e dalla diossina di nuovi inceneritori.

 

I Beni Comuni

La salvaguardia dei beni comuni va considerata come una priorità. Ci riferiamo in particolare ad aria, acqua, energia, territorio. La riaffermazione di essi come beni appartenenti a tutti, e non di merci nelle mani di pochi e grandi potentati economico-politici, costituisce la premessa da cui partire per la lotta più generale contro le privatizzazioni.

L’acqua deve rimanere pubblica e non deve essere privatizzata.

L'acqua costituisce un bene comune dell'umanità, un bene comune universale, un bene comune pubblico, quindi indisponibile, che appartiene a tutti. Il diritto all'acqua è un diritto inalienabile: l'acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti, l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico.

L'uso dell'acqua pubblica, anziché quella privatizzata e venduta come merce dalle grandi multinazionali delle acque minerali, assume una valenza forte anche sotto l’aspetto ambientale. Si pensi alla riduzione degli imballaggi in plastica utilizzati per la distribuzione delle acque minerali, riduzione che rappresenta un mancato spreco di risorse prime per la loro produzione e, allo stesso tempo, una minore produzione di rifiuti e, in ultima istanza, un risparmio di energia necessaria al riciclaggio di questi imballaggi.

Siamo per approvare la delibera di iniziativa popolare per la trasformazione di SMAT SPA in Azienda Speciale consortile di diritto pubblico, senza scopo di lucro e a gestione partecipativa, per metterla al riparo dalla privatizzazione e rispettare finalmente la volontà popolare espressa nel Referendum del 12 e 13 giugno 2011.

L' energia, bene comune è anch’esso pesantemente attaccato dai processi di privatizzazione. La sua privatizzazione ha comportato, usando il falso mito della concorrenza che avrebbe dovuto dare origine a una riduzione dei prezzi al consumo, un uso irrazionale e dissennato di risorse preziose e non rinnovabili, quali petrolio e gas naturale. Si continua così a investire in misura marginale sulle fonti rinnovabili e sul risparmio energetico, incompatibili con la logica dei grandi impianti; d'altro canto l'utilizzo di fonti fossili continua a provocare l'immissione in atmosfera di gas climalteranti alla cui riduzione si pensa di concorrere eventualmente, e paradossalmente, con il ritorno di un vecchio fantasma del nucleare. Siamo convinti che una buona informazione e sensibilizzazione nella direzione dell’utilizzo delle apparecchiature a risparmio potrà portare benefici non solo per il Comune di Chieri, ma ci consentirà di aderire a una cultura responsabile per il futuro.

L’aria, la cui salvaguardia prende concretezza nella lotta per la riduzione di tutte le emissioni da fonte combustibile. Oltre all'impatto già citato della produzione di energia, un'altra causa del peggioramento della qualità dell'aria, con tutte le implicazioni sanitarie ad esso sottese, è da individuare nell' aumento delle emissioni degli autoveicoli; conseguenza di un modello trasportistico basato sulla movimentazione individuale delle persone, anziché sul trasporto collettivo. Modello che comporta la costruzione di sempre nuove ed inutili infrastrutture stradali.

Il territorio è pesantemente attaccato sotto questo punto di vista; subisce un assalto che provoca cementificazione, perdita della fruibilità del territorio stesso da parte di chi vi abita, con la svalutazione del patrimonio agricolo, forestale e faunistico.

Per noi la gestione del territorio deve essere a partecipazione democratica. Trasformazioni urbane basate prevalentemente sulla massimizzazione di rendite private e sulla promozione della gestione ‘commerciale’ delle aree sono aspetti di una progressiva erosione di beni pubblici quali la città, il territorio ed il patrimonio storico, artistico e ambientale.

Le scelte politiche, a livello sia nazionale sia locale - come confermato dalle ultime varianti al PRG dell’Amministrazione - sembrano perseguire un processo di gestione del territorio funzionale alla rendita privata e indifferente invece alla limitazione del consumo del suolo. Sono scelte che tuttavia non soltanto sprecano risorse pubbliche per incentivare un mercato immobiliare saturo (che si è peraltro rivelato incapace di risolvere il problema della mancanza di case e servizi per i ceti più deboli), ma non rappresentano neppure la volontà della maggioranza dei cittadini. Il perdurante assalto al territorio si svolge infatti attraverso indirizzi politici che non contemplano alcuna forma di effettivo coinvolgimento democratico dei cittadini i cui effetti si colgono nella costituzione di comitati locali per la difesa del territorio.

 

L’ambiente Urbano 

Il Piano Regolatore è lo strumento principale per regolare la qualità dell’ambiente urbano.

La città che vorremmo non è una città dormitorio, né tanto meno un centro commerciale, ma un nucleo vivo e vitale che pulsa ed è attivo in tutte le sue parti. Ogni quartiere deve essere dotato di servizi, di punti di aggregazione e di incontro.

La città che vorremmo è una città di cittadini che si aiutano reciprocamente, che si incontrano per discutere i problemi del quartiere, che organizzano insieme momenti di svago. In una società in cui non esistono quasi più rapporti umani e non si conosce nemmeno più il proprio dirimpettaio, ci piacerebbe creare le condizioni per momenti di socialità e mutuo soccorso.

La struttura della città deve adeguarsi alla necessità di spazi per una democrazia partecipata.

Siamo per un nuovo e avanzato piano regolatore che preveda la tendenza alla crescita ‘zero’, salvo per quanto riguarda l’edilizia popolare; deve essere centrale infatti il recupero e la riqualificazione dell’esistente e del centro storico come dei quartieri popolari.

La scelta del risparmio del suolo e l'adozione del principio cosiddetto della "crescita zero" per tutta la politica urbanistica dell'amministrazione deriva dalle seguenti constatazioni:

- non è sostenibile un modello di sviluppo che prevede il consumo sistematico del suolo, l'impoverimento delle risorse naturali, la progressiva ed inesorabile urbanizzazione e conurbazione tra diverse città e paesi;

- non è più sostenibile il meccanismo deleterio che spinge le amministrazioni a "utilizzare" il territorio come risorsa per finanziare la spesa corrente.


Il Verde

Il verde in ambito urbano svolge una molteplicità di funzioni: dalla regolazione del microclima, alla depurazione dell’atmosfera, alla mitigazione dell’impatto acustico, alla regolazione del ciclo dell’acqua, alla protezione del suolo; inoltre il verde qualifica esteticamente l’aspetto della città.

A Chieri il verde cittadino non è mai stato preso in considerazione: è poco e molto mal tenuto. Occorre, quindi, redigere un Piano del Verde e incrementare la formazione di verde naturale in ogni luogo possibile (anche “su soletta”, come in molte città del nord Europa).

Si deve fare un censimento delle aree verdi presenti in città (che siano orti o giardini o gerbido) e porre dei vincoli affinché non possa essere cambiata la destinazione d’uso, né vengano deturpati da innaturali pavimentazioni di “abbellimento”.

Riteniamo importante la formazione e l’incentivazione alla pratica agricola per la riqualificazione del progetto degli orti sociali.

Viabilità e trasporti

La situazione del traffico e dell’inquinamento dell’aria ha ormai raggiunto livelli insostenibili. Bisogna cambiare il modello di mobilità anziché sforzarsi di rendere sempre più invasivo e capillare il flusso delle auto.

Le attuali linee 1 e 2 devono essere pubblicizzate per incentivare il loro uso da parte dei cittadini e devono diventare gratuite. I loro percorsi dovranno essere ridisegnati (previo studio-inchiesta tra la popolazione), al fine di soddisfare al meglio le esigenze dei cittadini e integrarsi al meglio col servizio –navetta di interconnessione con i parcheggi esterni e il centro città.

Ampliamento della linea 30. Creazione di una linea 30/(barrata). La linea 30 negli orari di punta al mattino e in pre-serale dovrà prevedere delle corse dirette Chieri-Torino Centro (Traforo).

Si deve incentivare l’acquisto di mezzi di trasporto il più possibile ecologici: devono essere presi accordi con i comuni limitrofi per la creazione di servizi pubblici di collegamento più frequenti.

Prolungamento della linea 45 da Cambiano a Chieri con interscambio con la linea 30.
Permetterebbe con un unico mezzo di raggiungere la zona Sud del capoluogo dove sono presenti servizi essenziali ospedalieri come le Molinette, il CTO e il Regina Margherita.

 

La ferrovia

Va potenziato il collegamento con Torino attraverso la linea ferroviaria: in quest’ottica riteniamo prioritario istituire una nuova fermata ferroviaria nel quartiere Maddalene.

Il Piano dei trasporti metropolitano ha indubbiamente migliorato la qualità del collegamento ferroviario con Torino, ma ancora le corse non permettono di raggiungere Torino nelle ore serali o nella prima mattina. Vogliamo l’istituzione di corse per/da Torino dalle 5.00 alle 23.00.

 

La tangenziale Est

La tangenziale Est è una nuova autostrada pedaggiata che congiungerebbe la Torino-Piacenza (A21) con la Torino-Milano (A4) e la Torino-Aosta (A5), per una lunghezza di 21 chilometri e con un costo stimato di oltre un miliardo di euro ovviamente più spese di studio fattibilità e progettazione.

Ad oggi sono stati spesi più di un milione e mezzo solo per progettazioni e studi rivelatisi alla fine del tutto inutili e utili solo a gonfiare le tasche di qualche società di comodo.

Oltre la distruzione del territorio collinare, ultimo polmone verde della città, oltre la devastazione di un territorio la cui vocazione agricolo-turistica verrà irrimediabilmente com-promessa, uno dei danni più importanti è senz'altro quello che si sta infliggendo alla democrazia e alla partecipazione; pensiamo che i cittadini debbano esprimere il loro parere su quello che riguarda la vita del territorio dove abitano e che questo parere sia il più importante.

È tempo di smascherare le motivazioni e le bugie che da anni raccontano la ex-Provincia, la Regione e i sindaci di molti dei comuni interessati per sponsorizzare l’opera.

La tangenziale non serve a risolvere il problema del traffico in Chieri perché la via più corta per arrivare a Torino, semafori o meno, sarebbe comunque la (ex) statale 10 (una quindicina di chilometri contro la trentina del tratto tangenziale e per di più a pagamento)

La presenza di svincoli autostradali renderebbe molto appetibili ulteriori edificazioni in tutte le aree limitrofe. Oltre a capannoni industriali, nuove case e nuovi metri cubi di cemento, in due parole la distruzione del territorio.

Qualcuno parla di gronda Est, riesumando vecchi progetti, non più di autostrada. Forse sarà un poco più stretta, forse un po’ meno costosa, ma provocherebbe gli stessi identici danni ambientali e di inquinamento al nostro territorio.

Con entrambe le proposte, il costo ambientale sarà incalcolabile.

Sono previsti viadotti, trincee e gallerie che rovineranno irrimediabilmente l’intero sistema di colline del chierese. Previsti lunghi tratti, spacciati come una soluzione a favore dell’ambiente, in galleria con gravi danni al sistema idrogeologico (basti solo pensare allo svuotamento delle falde di superficie…), che comprometterà un territorio e un paesaggio unici.

La nostra contrarietà all’opera è ferma e decisa e non ci sarà gronda o grondina o altra strada che ci farà cambiare idea.

Il suolo è un bene comune di tutti e da tutti va tutelato

Alta Velocità (TAV)

La lotta contro l’Alta velocità e la TAV Torino–Lione, da sempre è scritta nella nostra agenda politica. Anche per la TAV, come per altre grandi opere, è valido quanto detto riguardo alla tangenziale est, in merito alla deprivazione della fruizione del proprio territorio.

È evidente non solo l'inutilità dell'opera, ma anche la sua dannosità; dannosità costituita dall’impiego di grandi risorse finanziarie per un'infrastruttura che si inserisce in un modello di trasporti che apre grandi vie di comunicazione per lo spostamento a distanza di merci e persone, senza curarsi della creazione di un sistema metropolitano di trasporti che tenga conto del pendolarismo a corto e medio raggio.

Il costo previsto supera i venti miliardi di euro, ingenti risorse finanziarie che dovrebbero invece venire impiegate per il Paese e che potrebbero finanziare opere utili e immediatamente cantierabili.

 

Rifiuti

L’obiettivo principale è la riduzione della produzione di rifiuti per potere mettere in pratica una “strategia rifiuti-zero”.

In questi anni i cittadini chieresi, con i positivi risultati della raccolta differenziata domiciliare porta-porta, hanno dimostrato che l’aumento dei rifiuti non è un dato immodificabile, ma un fattore che può essere governato con il coraggio di una politica che guardi alla sostenibilità e che operi scelte coraggiose e concrete per un comune futuro possibile.

Questo può avvenire non solo con la riduzione dei rifiuti urbani, ma principalmente con una seria campagna che porti al minimo di utilizzo di imballaggi. In tal senso vanno informati i cittadini (acquisti intelligenti e consumo critico) e incentivate le aziende.

Il Comune si deve adoperare affinché vi siano maggiori incentivi per i cittadini che producono meno rifiuti e che differenziano maggiormente e, nello stesso tempo, rivedere il sistema tariffario per evitare penalizzazioni soprattutto per le fasce sociali più deboli.

La raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti accompagnate da una seria educazione ambientale sono l’unica ’alternativa a un futuro di inceneritori e discariche dannosi per l’ambiente e per la salute umana.

La nostra opposizione alla costruzione degli inceneritori è netta e decisa, faremo quanto possibile affinché il nostro comune ed il consorzio non partecipino in nessuna forma a progetti o società che prevedano l’incenerimento dei rifiuti.

Riteniamo, infine, che un altro punto qualificante e imprescindibile, per smontare l'impianto del fronte inceneritorista, sia la reintroduzione degli impianti di pretrattamento per la frazione di tal quale residua della raccolta differenziata.

Un’altra strada da percorrere per togliere “cibo” all’inceneritore del Gerbido e fare in modo che venga gradualmente spento è quella delle così dette “fabbriche dei materiali”.

È già noto e riconosciuto come il materiale derivato dalle raccolte differenziate possa, se adeguatamente raccolto e trattato, costituire una vera e propria “miniera urbana” utile sia sul piano ambientale (per ridurre il consumo di risorse naturali) che su quello economico. Vogliamo estendere questo principio anche al rifiuto residuo (RUR).

 

Gli altri abitanti

Noi intendiamo inglobare nella “comunità” chierese anche gli animali.

Crediamo che le poche specie selvatiche vadano tutelate disincentivando la caccia e con provvedimenti più generali di tutela degli ecosistemi. Le specie domestiche devono essere difese dallo sfruttamento e dai maltrattamenti. Vogliamo allevamenti non intensivi in cui vengano rispettati i criteri minimi per una vita dignitosa degli animali.

Guardiamo con favore alla presenza del canile pubblico in Regione Tario e ne proponiamo un suo deciso potenziamento in un complesso agricolo che possa fungere da ricovero anche per altri animali sottoposti a maltrattamento (per es. sotto custodia giudiziaria), che possa aumentare la propria capacità ricettiva magari destinandone una parte a pensione per piccoli animali a prezzi sociali e che inoltre serva come laboratorio per la reintroduzione e la coltivazione con metodi biologici di produzioni agricole locali.

 

IL SOCIALE E I DIRITTI

L’attenzione per i problemi sociali della cittadinanza deve permeare tutte le politiche comunali, a prescindere dal “titolo” specifico; sociali devono, quindi, essere tutti quei servizi rivolti alla persona, atti ad implementare il benessere e la fruibilità della città, senza distinzione alcuna.

Sociale è quindi assicurare alle persone e alle famiglie interventi e servizi sociali per garantire qualità di vita e pari opportunità a tutti i cittadini, autoctoni o emigrati, per prevenire, eliminare o ridurre le condizioni di bisogno, di disagio individuale e famigliare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, che deve vedere protagonisti tutti i soggetti politici, istituzionali e sociali del territorio.

Crediamo che la sicurezza della comunità derivi dalla garanzia del godimento per tutti, italiani e stranieri presenti sul nostro territorio, dei diritti sociali (lavoro, reddito, casa, istruzione, salute) e dalla lotta all’emarginazione e al disagio sociale e non da sole politiche securitarie di controllo e repressione.

Per questo ci impegneremo per una seria politica di inserimento e integrazione degli stranieri, dei rom e di tutti i soggetti deboli.

Riteniamo diritti fondamentali e una delle condizioni base di vivibilità di una città:

  • la concessione del Diritto di Cittadinanza a tutti coloro che nascono nel nostro territorio, senza differenze e preclusioni;
  • la lotta contro l’omofobia;
  • la piena l’identità di genere a prescindere dal sesso biologico;
  • l’autodeterminazione e la consapevolezza delle donne;
  • l’assistenza sanitaria
  • l’autodeterminazione della propria forma famigliare

Giovani

I giovani della fascia 14-24 anni rappresentano una quota della popolazione chierese e paradossalmente alcuni dei problemi e delle limitazioni che si riscontrano tra la popolazione anziana riguardano anche loro, quale, ad esempio la ridotta mobilità, la mancanza di lavoro e la conseguente mancanza di reddito, la difficoltà di usufruire di servizi.

Un altro dei problemi dei giovani è l’impossibilità di “uscire di casa”, di vivere nuove esperienze, di potersi creare da sé una vita indipendente in un luogo diverso dalle mura famigliari.
Per questo proponiamo la costruzione di minialloggi popolari ad affitto “agevolato” per giovani, studenti e precari con reddito minimo.

Rifiutiamo lo schema consunto dei giovani come unicamente attaccati allo smartphone. I giovani hanno bisogno e richiedono ben d’altro. L’iterazione fra scuola e lavoro dev’essere intesa non come “apprendistato” economico per le aziende ma come contributo all’acquisizione di una dimensione più completa della realtà sociale da parte dello studente e come occasione per l’impresa di stimolo creativo e verifica delle proposte produttive/commerciali.

Tuttavia, lo studio non può e non deve avere come unica altra correlazione il mondo del lavoro ma interagire con tutte le dimensioni del sociale e del sapere. La scuola come luogo di precipitazione ed elaborazione delle più diverse istanze culturali, sociali, artistiche, partecipative.

Chieri non è diversa da altri luoghi: mancano gli spazi di socializzazione, in particolare per i giovani. L’ex area Tabasso è senz’altro l’occasione più evidente ma non può e non deve essere l’unica. Inoltre, uno spazio non può essere vuoto e destrutturato, altrimenti non può assolvere ad alcuna funzione.

Ma non si può limitare il discorso giovani ai soli luoghi: occorrono politiche mirate con proposte attive che diano ai giovani il protagonismo di cui necessitano e, soprattutto, non vogliamo immaginare il tempo libero come tempo “vuoto”: incapace di formare, informare, promuovere. Se per tempo libero si intende il mero disimpegno ed il divertimento instupidente allora, francamente, non abbiamo proposte.

Per noi i giovani non sono recipienti vuoti da riempire a piacere ma potenzialità di proposizione, di vitalità. Il giovane è solo un adulto con meno anni e va vissuto e visto come soggetto pieno, nei diritti e nei doveri.

La visione della destra dei giovani come clienti famelici di consumi e senza capacità critiche è un buon simbolo di ciò a cui noi ci opporremo

La scuola

 Ogni analisi e pensiero sulla scuola deve essere inquadrato in quella che è la dimensione di Chieri come “Città educativa”, nelle varie accezioni storiche, culturali e sociodemografiche.  “Educativa“ perché ci si orienta a:

- riconoscere il diffuso bisogno di educazione nei diversi aspetti della vita sociale attinenti ai fondamentali valori su cui si fonda la nostra democrazia;

- acquisire capacità di valutare e rivalutare le singole missioni e responsabilità in campo educativo, i modi in cui è possibile metterle in atto in maniera positiva, i modelli pedagogici e interpretativi che si vanno a sperimentare circa la natura e le circostanze dell’educazione;

- acquisire connotazioni di comunità umana, pensata e ripensata in quanto organismo vivente, che progressivamente migliora le proprie capacità di ascolto, di attenzione, di azione, di interazione in cui l’educazione dei minori e degli adulti ha ruolo e dignità fondamentale;

-  produrre efficaci pedagogie sul sistema dei diritti e dei doveri di cittadinanza, in una dinamica in cui i diritti sanciti (tutti i diritti, ma in particolare quelli all’educazione, all’istruzione, alla formazione, alla salute, al lavoro, alla convivenza pacifica) sono resi effettivamente esigibili e i doveri praticati in un’ottica di impegno civile alla solidarietà e alla giustizia sociale, come previsto dal nostro ordinamento costituzionale.

            Questi orientamenti ci impegnano ad avere nella testa e nel cuore una comunità locale rispettosa delle differenze, aperta ai diversi sistemi esterni, aperta all’Europa, ma anche unita culturalmente e socialmente, dove ciascuno - soprattutto se piccolo - abbia pari opportunità di crescita e di sviluppo. Ciò implica lavorare insieme per costruire una “Città-comunità” che sia veramente educante; città-comunità che sappia aiutare i suoi soggetti in età evolutiva a progettarsi una personalità improntata sugli ideali di pace, dignità, tolleranza, libertà e solidarietà.

            All’interno di questa concezione di “Città-comunità” la funzione educativa deve essere delegata alla famiglia, all’Ente locale ma soprattutto alla Scuola e a tutte le agenzie di formazione, anche quelle informali, che devono sentirsi responsabili di questa funzione. Tutti gli adulti che, a livello professionale o volontaristico, hanno contatti con soggetti in età evolutiva, devono farsi carico del compito di agevolare l’itinerario di crescita e maturazione delle nuove generazioni. Così pensiamo a una “Città educativa” in cui si raccordano le azioni e le intenzionalità di tutti coloro che si occupano di educazione per offrire concrete opportunità di armonico sviluppo dei minori, la realizzazione di un ambiente di vita rispettoso delle esigenze di crescita dei cittadini inseriti nei processi di educazione e formazione, anche permanente.            

      Per il sistema scolastico in particolare vi è la necessità di Scuola-laboratorio, cioè di una Scuola che ricerchi i modi più adeguati per sviluppare la propria “mission” sociale. La missione può fondarsi:

-   sulla promozione di competenze di migliore gestione cognitiva. Nell’attuale contesto in cui le giovani generazioni hanno accesso a una quantità illimitata di informazioni attraverso una pluralità di mezzi, non si tratta tanto di acquisire specifici contenuti o metodi dalle varie discipline o riflettere sulla storia di esse, quanto capire in che relazione stanno i metodi di pensare, di parlare e di fare che in ogni individuo si possono sviluppare nel tempo con l’esperienza, con i modi di rappresentare, di sapere e di produrre che reciprocamente aggrovigliati e per  nulla trasparenti caratterizzano la società di oggi. In altre parole obiettivo della Scuola è, e dovrebbe essere, quello di formare persone mentalmente e operativamente convinte che di fronte al mondo così com’è, “capire si può”, “capire serve”, “capire si può imparare”

-   sulla promozione di cittadinanza attiva. Nella Scuola gli alunni devono trovare un ambiente che consenta e promuova la formazione a essere cittadini consapevoli, autonomi, attivi, capaci di preoccuparsi e prendersi cura delle persone e degli ambienti, capaci di rapportarsi con una diversità di contesti modulando modi di agire e di guardare, capaci di prendere decisioni in situazioni incerte e complesse. Su questo impegno va costruito un quadro di competenze relazionali, organizzative, progettuali.

Il Comune deve essere presente e attivo nel sistema educativo cittadino, in maniera particolare:

  • in qualità di agenzia educativa vera e propria con la gestione diretta degli asili nido e dei servizi per la prima infanzia, rispondendo ai bisogni educativi dei bambini/e e degli alunni/e della fascia d’età dai 0 ai 6 anni, assicurando innanzitutto il diritto dei bambini a fruire degli asili nido e delle scuole d’infanzia pubbliche, gestite dal Comune e/o dallo Stato, le uniche in grado di fornire un’educazione laica e pluralista, rispettosa di tutte le culture. Debbono perciò cessare le politiche di sovvenzioni e convenzioni con le scuole private
  • con un deciso e qualificato impegno per assicurare la piena integrazione scolastica dei minori portatori di disabilità
  • con un rafforzamento dei processi d’inclusione e di integrazione dei minori stranieri
  • come supporto alla Scuola e alla Famiglia tramite la gestione di servizi e attività integrative che sono orientate a promuovere un circuito virtuoso tra il sistema-Scuola e il sistema-Territorio
  • come stimolatore della sensibilità e dell’impegno di tutta la comunità nell’opera di formazione e di educazione dei bambini/e e degli adulti, con diverse iniziative quali Estate-Ragazzi, la promozione culturale (attraverso biblioteca e iniziative connesse) e, soprattutto, quella sportiva.

            Più in generale occorre operare per il rafforzamento di una politica per il diritto allo studio che preveda:

adeguate risorse sia per i singoli (gratuità dei libri e accesso ai servizi) sia per le scuole pubbliche in relazione ai bisogni collettivi, cercando per questa via di contrastare il disegno del governo di affossare la scuola pubblica, laica e pluralista attraverso una progressiva sottrazione di risorse. Vanno aumentati a favore delle scuole pubbliche (statali e degli enti locali) i finanziamenti regionali, diminuendo contemporaneamente le risorse oggi utilizzate per la copertura delle rette di iscrizione e per l’acquisto di libri di testo per gli iscritti alle scuole private;

-  la messa in sicurezza degli edifici scolastici e la garanzia per tutte le scuole pubbliche delle strutture necessarie alla didattica quali palestre e laboratori, oggi spesso assenti o insufficienti;

-  l’implementazione di azioni di sostegno in favore dei bambini in situazioni socialmente disagiate e per l’integrazione dei figli degli immigrati nei percorsi didattici e formativi e per il successo scolastico;

-  il riconoscimento dell’importanza del lavoro manuale;

-  l’attivazione di processi di implementazione dell’educazione alla lettura e di conoscenza del territorio in tutte le sue sfaccettature e complessità.

            Il sistema formativo ha bisogno di incorporare culture che oggi sono estranee (del tutto o parzialmente): ad es. la cultura organizzativa, progettuale, di ricerca, di lavoro in team, dello sviluppo del lavoro manuale. La Scuola può partecipare alla lettura-individuazione di criticità presenti sul territorio e lavorarvi in termini progettuali, e così la Scuola lo può essere anche al di fuori delle mura scolastiche, sviluppando percorsi e attività in luoghi organizzati sul territorio (es. aule decentrate) a diretto contatto con fenomeni, processi, culture, saperi, linguaggi, interlocutori, testimoni. Luoghi che possono essere organizzati dagli Enti Locali o da altri soggetti (biblioteche, musei, centri di educazione ambientale, ecomusei, parchi, aziende, ecc.) che devono, a loro volta, essere attentamente progettati per fornire competenze educative in quanto non è certamente sufficiente esporre i ragazzi a esperienze perché sviluppino apprendimenti significativi.

            Proprio a tale proposito si possono ipotizzare alcune proposte concrete, in collaborazione e in supporto alle autonomie scolastiche, attraverso un processo pedagogico  che “esalti” il passaggio da un’attenzione all’”istruzione” a un processo che identifica la “formazione” a 360 gradi come obiettivo strategico, e precisamente:

*   lo sviluppo di percorsi ciclabili e di aree adibite al ricovero delle bici per favorire il raggiungimento dei siti, nel tragitto abitazione-scuola e viceversa, in un’ottica di una mobilità sostenibile e di un parziale superamento dei livelli di inquinamento ambientale

*   l’incremento delle attività sportive per abituare i giovani al “movimento” e per creare benessere psico-fisico e prevenire problemi di salute

 la sperimentazione di corsi estivi (giugno e luglio), in collaborazione anche con le associazioni del terzo settore, per attività laboratoriali inerenti l’educazione ambientale (cura del verde, piantumazione, raccolta rifiuti), pittura (teorica e pratica, es. decorazione per l’abbellimento di aree comuni, restauro panchine)

*     l’approfondimento di una lingua straniera associata a uno sport e alternata a soggiorni all’estero (scambi culturali con ragazzi stranieri, proiezioni di film in lingua originale).

            In definitiva occorre lavorare insieme (Ente locale, Enti territoriali, Scuola, Associazioni di volontariato, famiglie) alla trasformazione dei modelli educativi e formativi partendo dagli approfondimenti culturali e del sapere per arrivare alle varie forme della ricerca e degli interventi diretti, in un contesto che colleghi il mondo della Scuola alle condizioni di vita nell’area urbana.

       Pertanto, proprio facendo riferimento alle proposte concrete di attività proposte e progettabili sul territorio sopra esposte, l’azione educativa della Scuola non deve essere dominata soltanto dalla preoccupazione di realizzare un “inculturamento” sempre più esteso e approfondito, utilizzando le risorse scientifiche e tecniche resesi disponibili, ma deve essere mirata anche all’impegno diretto e responsabile nella vita sociale e al positivo rapporto con la produttività e il lavoro.

È importante che i servizi comunali forniscano il loro contributo mettendo a disposizione dei bambini/e e dei ragazzi/e le condizioni per interagire nel modo più diretto e significativo possibile con l’ambiente fisico e sociale, al fine di dare fondamento all’esperienza prevalentemente intellettuale offerta dai curricola scolastici.

Una reale interazione con l’ambiente svolta attraverso la realizzazione di progetti e di lavori, e non solo per fini cognitivi, che ridurrebbero la realtà a museo (nell’eccezione negativa del termine), aiuterebbe la maturazione di una mentalità aperta all’iniziativa e la capacità di progettare le trasformazioni.

            Ma l’effetto, che in tempi lunghi potrebbe essere più sconvolgente per tutta la società, è quello che deriverebbe dall’impiego del potenziale umano ed economico costituito da molti giovani che si assumono impegni di natura sociale in cui applicare le conoscenze acquisite nel corso di studi, verificandone in tal modo la validità e predisponendo i soggetti a un più facile ingresso nel mondo del lavoro. In ogni caso tali impegni farebbero maturare un profondo senso di responsabilità verso una realtà fisica e sociale vissuta da protagonisti e non da spettatori passivi.      

 

Diversamente abili

QUANDO INIZIEREMO A VEDERE UN DISABILE COME UNA PERSONA ORDINARIA ANZICHE’ SPECIALE SARA’ UNA GRANDE CONQUISTA PER L’UMANITA’

(Iacopo Melio)

Questa citazione spiega e riassume quello che sarebbe auspicabile anche per la città di Chieri!

Al momento non è una città a misura di disabile, ma forse neppure a misura di famiglie con passeggino, persone anziane o persone che, momentaneamente si trovino ad avere problemi di deambulazione (arto inferiore ingessato o con tutore).

La città deve essere usufruibile da tutte le persone a prescindere dalle condizioni fisiche; negare la possibilità a chi ha –permanentemente o temporaneamente- problemi di deambulazione costituisce una grave limitazione della libertà personale sancita dalla nostra Costituzione.

Esiste, ovviamente, un’ampia ed esaustiva normativa che regola e disciplina l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati, nei locali destinati alla ricreazione (sale teatro) alle attività sportive, alla ristorazione, all’edilizia scolastica

Gli adattamenti in questione riguardano in particolare marciapiedi, passaggi pedonali e parcheggi: per non costituire barriera architettonica essi devono permettere a un disabile in carrozzina (ma anche alle mamme con passeggino) di passare e muoversi agevolmente.

Viabilità ordinaria. La città di Chieri, per la propria conformazione, presenta numerosi ostacoli alla movimentazione ordinaria pedonale in caso di disabilità ma non solo (stampelle/carrozzina per bambini, sedia a rotelle, persone anziane) per la presenza di numerosi tratti in forte dislivello (zona di San Giorgio, Piazza Mazzini, Piazza Cavour, …); l’attuazione o le proposte di ulteriori zone pedonali che sottrarrebbero in modo considerevole i parcheggi disponibili, determinerebbe- di fatto- l’impossibilità di usufruire di molti servizi e l’impossibilità di muoversi liberamente per la città.

Se si pedonalizzasse, ad esempio, metà di Piazza Cavour, già penalizzata dalla presenza sul lato destro in salita dalla presenza di ingombranti dehors- che hanno eliminato un certo numero di posti auto- gli stessi verrebbero ulteriormente ridotti, come già accaduto per Piazza Mazzini, sacrificata ed imbruttita, nonché resa inagibile per chi ha problemi.

Si potrebbe prevedere la presenza di minibus (da 10 posti, elettrici) che effettuino il giro della città con varie fermate, muniti di scivoli per l’accesso, con fermate in vari punti di interesse (parcheggi periferici, vie centrali, San Giorgio, vie periferiche quali Via Cambiano, viale Diaz, via Andezeno, Via Garibaldi, Via Marconi, …) in un tragitto circolare.

 

Anziani

Stante il costante invecchiamento della popolazione, è necessario prevedere servizi che si facciano carico di questi cittadini, spesso soli, con patologie cronico- invalidanti che ne riducono l’autonomia, con un ridotto reddito personale.

Pensiamo alla costituzione non di Residenze Sanitarie Assistite, spesso con liste d’attesa interminabili e con costi eccessivi, ma a mini appartamenti /casa assistita, in cui l’anziano possa vivere in maniera autonoma, mantenendo la propria dignità, ma con la consapevolezza di non essere abbandonato nel momento della necessità, assistito da personale sanitario e personale educativo.

Gli anziani  necessitano, per continuare a vivere dignitosamente la propria autonomia - se pur con limiti - di una serie di supporti, continuativi o sporadici, per le varie piccole o grandi incombenze della vita quotidiana, troppo gravose per chi abbia problemi d'età o salute (dalle prenotazioni sanitarie alla spesa alimentare, ma anche solo la sostituzione della lampadina), ma anche un aiuto in tutte quelle attività che richiedono l'ausilio delle "nuove tecnologie", (dalle prenotazioni on line alle pratiche INPS ) a fronte di un livello di alfabetizzazione degli anziani spesso deficitario, con scarsa  capacità di comprendere le note scritte, di comprendere quanto gli viene richiesto.

Inoltre, la città, voluta e progettata a misura di automobile, non è in grado di essere fruita da quei cittadini che l’auto non la posseggono o non la possono più utilizzare o perché costa troppo o perché dove devono andare non ci sono parcheggi, il tutto con gravi limitazioni al loro diritto di mobilità.

Vogliamo estendere la possibilità per gli anziani di usufruire di abbonamenti ridotti o di abbonamenti gratuiti per coloro che sono in difficoltà, alla rete urbana e suburbana GTT.

 

Spazi di socializzazione

Pensiamo alla creazione di spazi di socializzazione utilizzando strutture già esistenti sul territorio (ex caserma Scotti o presso l’ex area Tabasso), accessibili a qualsiasi associazione o singolo cittadino nell'intento di creare uno spazio fisico che funzioni da cantiere sociale, come laboratorio di pensiero in cui associazioni territoriali e singoli cittadini  possano recuperare le funzioni  proprie del  territorio (solidarietà, informazione, partecipazione)  per proporre e attivare cambiamenti dal basso e dall'interno; per la creazione di una cultura delle diversità e della mescolanza che permetta il lavoro di rete sui vari pregiudizi e permetta di attivare le risorse della comunità territoriale anche attraverso momenti di scambio formativo; per promuovere cultura, informazione e dare spazio per le singole specificità intese anche come scambio di conoscenze. Uno spazio attrezzato con cucina e arredi, utilizzabile per eventi, feste, concerti, aperto e da tutti usufruibile.

 

Pari opportunità

Pari opportunità inteso come offerta di pari servizi, pari possibilità e pari dignità a tutti i soggetti, indipendentemente da  differenze di genere, religione, cultura, cittadinanza, appartenenza politica e sociale, come garantito dalla Costituzione stessa; significa vigilare e adoperarsi affinché nessuno possa subire discriminazioni e offese, promuovere interventi educativi e formativi relativi all’orientamento di genere, alla relazione tra genere maschile e genere femminile, ma non solo  e alle pari opportunità, a tutti i livelli di età, nella scuola, nella famiglia, nella società.

Stranieri

I dati del Ministero dell'Interno ci dicono che, con la crisi economica, ogni anno una buona percentuale dei permessi di soggiorno non viene rinnovato, a causa della perdita del lavoro.

Noi proponiamo l'istituzione di un tavolo per i permessi di soggiorno, al quale partecipino gli enti locali (Provincia e Comuni), la Questura, gli altri enti interessati (Direzione del Lavoro, Centri per l'Impiego, ASL, Prefettura ecc.), nonché le associazioni di volontariato, le comunità straniere, le organizzazioni sindacali e datoriali. Nel pieno rispetto della legge, questo tavolo dovrà far valere interpretazioni normative che consentano la permanenza nella regolarità e, ove possibile, l'emersione dalla condizione di irregolare.

Il Comune deve inoltre garantire spazi per la socialità, per la promozione culturale, per la discussione politica. Non si tratta di un problema che riguarda solo gli stranieri, ma che investe tutta la città.

Proponiamo l'apertura di spazi dove le associazioni (italiane e straniere), le comunità e le famiglie possano organizzare eventi, feste, cene popolari, mostre, dibattiti culturali e politici.

Si deve garantire il pieno accesso alle prestazioni sanitarie per tutti. In particolare, si devono garantire le prestazioni sanitarie ai minori stranieri, ai migranti irregolari e ai cittadini comunitari senza residenza, prevedendo anche per queste categorie l'accesso al medico di famiglia e al pediatra di libera scelta.

Anche le prestazioni sociali di emergenza (posti letto per senza fissa dimora, buoni mensa, aiuti alle famiglie con minori) non devono essere vincolate né al permesso di soggiorno né alla residenza: va stabilito il principio che i diritti fondamentali (dormire, mangiare, curarsi) sono per loro natura universali, e che nessun "pezzo di carta" può limitarli.

Lo sport

Siamo per uno sport libero, per tutti e gratuito. Lo sport è fattore di miglioramento della qualità della vita in termini di salute, valore culturale di educazione al movimento e valore sociale di aggregazione.

 

 

LA CASA

La casa è un diritto di tutti

Riteniamo necessario tutelare, in virtù di questo diritto, tutte quelle famiglie e quei soggetti che, in un periodo di crisi economica e sociale come questo, determinato dalla precarietà, dalla cassa integrazione e dalla perdita del lavoro, si trovano in grave difficoltà a sostenere le spese di affitto, di mutuo e dei costi di consumo. Le ultime stime dicono che in Piemonte sono aumentati esponenzialmente gli sfratti; di questi buona parte sono per morosità incolpevole, ovvero dovuti ai “nuovi poveri”, persone monoreddito che hanno perso il posto di lavoro e si trovano davanti alla drammatica scelta se pagare l’affitto o mangiare.

Siamo per il blocco delle procedure di sfratto, ovvero “sfratti zero” per far rispettare integralmente il diritto alla casa iscritto nell’art. 11 del Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, ratificato dall’Italia con Legge n. 881/77, che recita:  ”riconoscere il diritto di ogni individuo ad un livello di vita adeguato per sé e per la loro famiglia, che includa un’alimentazione, un vestiario, e un alloggio adeguati, nonché al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita.”

In quest’ottica proponiamo un progetto di minialloggi popolari ad affitto “agevolato” per giovani, anziani, studenti e precari con reddito minimo. L’ubicazione potrebbe essere in parte degli ex capannoni militari (ex caserma Scotti). Coloro che usufruiranno di questa possibilità si renderanno disponibili ad attività di vicinato solidale e come supporto al Comune per la diffusione del rispetto delle regole e del corretto uso degli spazi comuni.

In primo luogo occorre far notare a tutta la cittadinanza che le liste di attesa per l’assegnazione delle case popolari (A.T.C.) sono sempre più lunghe e ciò aggrava situazioni preesistenti di disagio in cui molte famiglie si trovano, mettendo le stesse in condizione di pagare affitti onerosi a privati.

Il Comune ha la possibilità, ma soprattutto il dovere verso la popolazione, di intervenire con misure di sostegno economico e con la concessione di aree destinate alla edificazione di case popolari, di case in Cooperativa, garantendo e rendendo effettivo tale diritto.

Siamo favorevoli all’istituzione dei “contratti di affitto assistiti”, dove il Comune intervenga in maniera diretta e si impegni ad assistere i meno fortunati pagando loro parte dell’affitto, fino all’80% del canone in funzione e proporzionalmente al reddito.

Il microcredito

In un panorama economico condizionato da un sistema bancario improntato unicamente alla massimizzazione del profitto speculativo, che elargisce ai potenti finanziamenti che non vengono rimborsati per poi essere ripianati con i soldi pubblici, che nega il credito quando non sia iper garantito da ricchezze già possedute, il privato senza risorse è escluso dal sistema creditizio. Ciò impedisce a chi non ha di poter avere.

Il microcredito svolge un’importante funzione di stimolo economico e permette al privato di fare fronte a modesti investimenti che innescano un circolo virtuoso nella vita economica locale.

Non si tratta qui di un’ennesima forma di elargizione caritatevole ma di investire il Comune di Chieri della funzione di promozione economica attraverso la rimessa in circolo di denaro che crea ricchezza sociale. Acquisto di attrezzature per artigiani, accesso alle piccole ristrutturazioni immobiliari per i piccoli proprietari, adeguamenti di piccoli locali commerciali sono solo esempi non esaustivi di quanto sia importante il microcredito.

La nostra proposta individua il Comune non come soggetto sostituente la banca ma quale ente garante e gerente dei flussi di piccoli crediti verso chi, senza valida motivazione (e sono molti), sia escluso dall’accesso al credito bancario.

 

 

LA DEMOCRAZIA E LA PARTECIPAZIONE

La sperimentazione di processi partecipativi connessi alla gestione della cosa pubblica, permette il superamento di disuguaglianze tra i cittadini e l'affermazione del principio della trasparenza dell'amministrazione pubblica.

La partecipazione di tutte e tutti è una delle possibili chiavi di apertura a una politica locale democratica, per una rifondazione della politica stessa, contro una disaffezione diffusa e rassegnata.

Il progettare una Democrazia Partecipata è la strada da percorrere per ottenere concreti risultati sia sul piano politico sia sociale.

Nella nostra città sono presenti tradizioni radicate di volontariato e del terzo settore, di comitati spontanei o riconosciuti o di altra natura, di organizzazioni che lavorano sul territorio nel campo del sociale, della cultura, dell’ambiente; partiti, associazioni politiche e non, tradizioni che si devono porre l’obiettivo di una riflessione dal basso sulla città, sulle sue necessità e i suoi bisogni e sui servizi erogati dalle istituzioni; questo è il primo terreno di lavoro per la sperimentazione del Bilancio Partecipativo

Per quanto riguarda i referendum cittadini modificheremo lo Statuto Comunale riducendo in maniera significativa il “quorum” per i referendum e introdurremo il referendum propositivo.

Promuovere e incentivare l’associazionismo No-Profit, solidale, sociale e di mutuo soccorso.

Vogliamo che il nostro Comune da subito diventi un “Comune Solidale” aderendo al movimento dei sindaci dei comuni solidali e alla Rete dei Comuni Solidali (ReCoSol).
Prioritaria sarà l’attenzione a nuovi orizzonti di solidarietà e mutuo soccorso verso chi ha difficoltà ad avviare uno sviluppo economico e sociale; sosterremo e diffonderemo quei valori etici e di giustizia sociale. La Rete dei Comuni Solidali riconosce come una ricchezza le differenze di costume, di vita e religiose e la loro conoscenza, valorizza le attività e i progetti che affermano una cultura di pace e di solidarietà, sostenendo la non violenza e il rifiuto della guerra quale mezzo dei paesi ricchi per sottomettere quelli poveri.

Il bilancio partecipativo

è una delle pratiche di partecipazione più interessanti e significative. La modalità di svolgimento del bp non è univoca, ogni realtà territoriale la attua secondo propri criteri, ma esistono, tuttavia, direttrici principali lungo le quali si muovono tutte le sperimentazioni in atto in molti comuni piemontesi.

L'inclusione del cittadino avviene tramite l'istituzione di momenti informativi e assembleari (tematici, territoriali e di zona) durante i quali avviene il confronto e lo scambio tra tutti gli attori presenti (cittadini, amministratori, tecnici) in merito a questioni di carattere pubblico. Occorre dotarsi di un regolamento per la partecipazione dei cittadini alle decisioni, per esempio, urbanistiche, garantendo ai cittadini stessi strumenti di informazione adeguati, spazi di incontro e discussione.

Il bilancio partecipativo va affiancato e preceduto da strumenti di bilancio più semplici come il bilancio sociale e il bilancio ambientale: una modalità di definizione del bilancio degli enti pubblici che parta dai bisogni dei cittadini che contribuiscono a definire le priorità nell'uso delle risorse disponibili.

Deve essere stabilito un rapporto periodico con i cittadini - con forme stabili di comunicazione anche attraverso la rete informatica - che colleghi tutte le voci di bilancio per obiettivi facilmente verificabili dai cittadini (es. opere pubbliche, riqualificazione territoriale e ambientale, politiche sociali e di integrazione, trasporti ecc) ed evidenzi in maniera chiara le risorse necessarie per il raggiungimento di tali obiettivi, permettendo in questo modo ai cittadini stessi di valutare l'utilità delle opere realizzate e la qualità dei servizi erogati.

Rivalutare i quartieri cittadini

Vogliamo rivalutare i quartieri cittadini, recuperando e valorizzando la loro originaria vocazione, sganciandoli dalla logica che li vorrebbe come una succursale del Consiglio Comunale per connotarli quali organismi di espressione delle realtà territoriali. Promotori dei progetti PARTECIPATIVI, interlocutori nel territorio delle Associazioni e delle varie forme e articolazioni della società civile organizzata, con funzione anche di mediatori nel rapporto tra queste e l’ Amministrazione Comunale.

Istituzione dei Consigli di zona

Ogni consiglio di zona deve avere una sede stabile, riconosciuta e riconoscibile, dove tenere incontri, assemblee e dove potere svolgere le attività (culturali, ludiche etc.) ritenute più opportune dagli stessi abitanti del quartiere. I Consigli di Zona propongono e coordinano una ampia e articolata consultazione dei cittadini da svolgersi mediante strumenti assembleari, informativi, consultivi su temi particolarmente importanti. Indicano strumenti e metodi che attivino la democrazia partecipata. Saranno destinatari di deleghe su attività specifiche che verranno individuate da un Regolamento, anch’esso definito in modo condiviso.

 

 

Allegati:
Scarica questo file (2019-PROGRAMMA-SINISTRA-ALTERNATIVA.pdf)Programma Sinistra Alternativa[Il nostro Programma]698 kB